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In occasione del primo dicembre, giornata mondiale per la lotta all’HIV, una discoteca della provincia ha dato la disponibilità a Grandaqueer di presentare materiale informativo e distribuire preservativi gratis agli avventori. Pieni di buona volontà ed ottimismo, e riconoscenti per la grande disponibilità offertaci dal locale, quattro di noi, prevedendo di essere ben accolti – ai distributori automatici una scatola costa da sei a dieci euro: in media si parla di un euro e cinquanta a preservativo – si sono recati sul posto per incontrare gli avventori. L’esperienza è stata raggelante. Pochissime persone, sia ragazzi che ragazze, hanno accettato le offerte, molti vantandosi del fatto che non prendevano precauzioni di alcun genere. Molte ragazze, quando veniva loro chiesto se si proteggevano in qualche maniera, rispondevano che prendevano la pillola, o che avendo il ragazzo non avevano bisogno di nulla. Più di tutto a colpire erano le espressioni: diffidenti, infastidite, beffarde, di persone che non sono toccate da certi problemi, o che non si fanno fisime a riguardo.
Chi va in discoteca vuole ballare, conoscere gente nuova, vivere la propria gioventù, sfogare lo stress di una settimana di lavoro, magari incontrare qualcuno con cui passare un po’ di tempo in leggerezza: è bello fare l’amore, e importante vivere la propria sessualità nel miglior modo possibile, scoprirsi divertendosi, in particolare quando si è giovani adulti. IL senso di libertà che deriva da una notte di festa non vuole essere contenuto; ogni intralcio, soprattutto per problemi considerati lontani e marginali, deve essere messo da parte. L’impressione che si è avuta quel sabato è stata quella di disturbare persone intente a divertirsi.
Tutti noi, durante la nostra vita, incontriamo lutti. Molti conoscono coppie che stanno avendo difficoltà a concepire figli, donne che sopportano il peso enorme di non riuscire a portare a termine una gravidanza, ragazze divorate e poi uccise da tumori inarrestabili. La Clamidia aumenta enormemente il rischio di aborto o di morte del feto, l’Herpes genitale è molto pericoloso per il neonato, alcuni ceppi del papilloma virus causano una forma molto aggressiva di cancro della cervice dell’utero. Tutte queste sono infezioni frequenti, buona parte delle volte asintomatiche, le cui complicanze si traducono in calvari, e che possono essere evitate facilmente. Non si tratta di casi isolati o rari, o di infezioni contratte in ambienti particolarmente promiscui: quella sera una coppia ha quasi respinto il preservativo offerto perché stabile e monogama, “pulita”. Una ragazza sosteneva che se il suo compagno era sano, così era lei. Nessuno sapeva, né era disposto a scoprire, che molto sovente chi contrae queste infezioni senza accorgersene rimane infettivo per anni, e espone chi ama a gravi rischi, senza saperlo.
L’ignoranza e il completo disinteresse per la propria salute lasciano sgomenti. Nessuno in quella discoteca parlava di malattie o rischi correlati, tutti avevano in bocca una sola parola: sono pulito, siamo puliti, come se al sesso fosse collegata un’idea di colpa o sporcizia, e che qualsiasi comportamento che necessitasse di pensare a cosa si sta facendo – quanti secondi si impiegano a indossare o far indossare un preservativo? – rovinasse l’atmosfera di festa e il divertimento.
Paura e ignoranza sono le compagne del convitato di pietra di quella notte, la malattia di cui nessuno ha mai detto il nome – noi di Grandaqueer temiamo che dai presenti non sia mai stata presa in considerazione – ed il motivo per cui siamo andati in quella discoteca: l’HIV, virus che provoca l’AIDS, malattia che in tutto il mondo ad oggi ha ucciso più di trentacinque milioni di persone.
Probabilmente la gente normale, mediamente onesta e lavoratrice, identifica l’AIDS con determinate categorie di persone in determinati periodi: eroinomani e omosessuali negli anni novanta, tanto per fare un  esempio. La malattia diventa un marchio di infamia che colpisce solo alcuni, da cui tutti gli altri si considerano al riparo. Il sottotesto è che per proteggersi basta non essere “quel tipo lì” , e si ignora bellamente l’esistenza di centri dedicati alle infezioni sessualmente trasmesse che effettuano visite complete gratuitamente e in anonimato. I preservativi si rifiutano o si gettano via, perché non servono a chi fa una vita normale, è in coppia, o vuole anche solo divertirsi.
Studi recenti hanno rilevato che una fascia di età particolarmente colpita dall’HIV è quella dei venti –  trentenni, e che c’è un grande aumento di contagi fra la popolazione eterosessuale. Dopo questo primo dicembre, sappiamo perfettamente il perché.
Comitato territoriale arcigay di Cuneo
GRANDAQUEER LGBT*
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